Vaccinazione dei sanitari tra dogmi e pragmatismo (o “Contro i vaccini obbligatori”)

N.B. Di vaccini anti-covid ho già scritto qui e qui.


Stavo scrivendo un’altra versione di questo articolo. Cominciava così:

Che quella della vaccinazione dei sanitari sia una questione problematica da risolvere in fretta è evidente, così come è evidente che se ne debba occupare il governo centrale. A non essere evidente, invece, è che ci sono molti modi diversi di risolvere il problema, che riflettono approcci differenti e differenti significati.

Partiamo da un presupposto, ovvero che i sanitari che non vogliono vaccinarsi rappresentano un problema pratico che va risolto nel modo più semplice e rapido possibile per permettere alla macchina sanitaria di funzionare al meglio: potendo infatti diventare potenziale veicolo di contagio all’interno di un luogo (l’ospedale, la RSA, il centro di vaccinazione) in cui transitano molte persone che rischiano di sviluppare la forma grave del covid, i sanitari devono “coprirsi” per scongiurare il rischio di accendere un focolaio; in alternativa, non possono rimanere a contatto con quelle persone che rischiano di morire o di passare un brutto periodo intubate in terapia intensiva, ovvero devono essere trasferiti ad altre mansioni oppure devono essere lasciati a casa. Questo, difatti, è quello che prevede il decreto entrato in vigore il 1° aprile.

Fin qui tutto pacifico e soprattutto pragmatico, e credo che nessuno abbia realmente da ridire su una soluzione di questo tipo: l’unico dubbio riguarda la quantità dei sanitari coinvolti dalla misura, nel senso che se sono troppi i medici che rifiutano il vaccino si rischia un collasso del sistema per carenza di personale, il che equivarrebbe a tagliare il ramo su cui si è seduti; ma, stando alle notizie che circolano sui media, si tratta in realtà di una sparuta minoranza, e dunque il problema pare non sussistere o appare almeno ridimensionato.

Quel che invece è opinabile è il trattamento sanzionatorio previsto per chi comunque decida di non vaccinarsi: come recita il decreto, non solo i “ribelli” si vedranno decurtato lo stipendio qualora venissero assegnati a mansioni inferiori, ma in più, nel caso in cui non sia possibile trasferire il personale ad altre mansioni e si ricorra quindi alla sospensione, «non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento, comunque denominato» (art. 4.8). Così facendo, infatti, usciamo dalla logica pragmatica, “laica”, che si limita a risolvere un problema, ed entriamo in una logica dogmatica, punitiva, che mira a condannare (quando non a vessare) chi non si conforma. Usciamo, verrebbe da dire, dagli argomenti della scienza per entrare in quelli della fede. Che vantaggio aggiunto dà, alla collettività e alla gestione dell’epidemia, decurtare uno stipendio o revocarlo? Cosa guadagna la nostra società ad umiliare un lavoratore e a lasciarlo in balìa di una sostanziale situazione di disoccupazione?

Oggi corre rapida la vulgata secondo cui «Se non vuoi vaccinarti non puoi fare il medico» o «Se sei un medico devi per forza credere nei vaccini, anzi, a qualsiasi vaccino». Eppure a me è stato insegnato che la scienza non è una professione di fede, che lo scienziato nella sua carriera deve sempre adottare un approccio critico, e che non è per fede o per obbedienza all’autorità (scientifico-governativa, in questo caso) che dovrebbe prendere le sue decisioni, ma per reale convinzione scientifica.

In questo caso specifico parliamo di vaccini la cui approvazione al commercio (e dunque anche alla somministrazione) è «condizionata». Come si legge sul sito ufficiale della Commissione Europea, si tratta di «un tipo di approvazione per i farmaci che rispondono a esigenze medico-sanitarie non ancora soddisfatte», e che si basa «su dati meno completi rispetto a quelli richiesti per una “normale” procedura di approvazione e immissione in commercio». La condizionalità dell’approvazione, dice la Commissione Europea, sta nel fatto che le aziende produttrici dei vaccini dovranno continuare a fornire una serie di dati che normalmente, al momento della messa in commercio, sono già disponibili. Si tratta, ad esempio, dei dati osservabili attraverso la «realizzazione di studi di sicurezza ed efficacia» o la «presentazione periodica all’EMA di relazioni rischi/benefici e sulla sicurezza».

Sostanzialmente, l’autorizzazione condizionata ha consentito di accorciare i tempi della Fase 3 della sperimentazione, che è rimasta di fatto incompleta, e di passare contemporaneamente alla Fase 4. La Fase 3 infatti, come si legge nel rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) n. 3/2021 (Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19), è quella in cui si valuta  «la reale funzione preventiva del vaccino, dunque l’efficacia» e «l’incidenza di effetti collaterali attribuibili al vaccino». La Fase 3, come si legge nel rapporto, richiede tempi lunghi: «mentre gli effetti [collaterali] minori (febbre, dolore al sito di iniezione, rossore) si verificano nel breve periodo ed hanno una incidenza attesa di poche decine percentuali (es. 20-30%) ma non sono quelli che più interessano le popolazioni candidate alla vaccinazione, gli eventuali effetti collaterali più gravi hanno un’incidenza molto bassa e per essere rilevati richiedono l’inclusione di grandi numeri di partecipanti e di un lungo tempo di osservazione». Proprio per questo, continua il rapporto, «la maggioranza degli studi vaccinali di Fase 3 eseguiti negli ultimi cinquant’anni ha richiesto l’arruolamento di decine di migliaia di partecipanti e un tempo di conduzione di numerosi anni». Oggi, invece, con i vaccini anti-covid e data la situazione di urgenza, tale fase coinvolge non decine di migliaia di persone in numerosi anni, ma decine di milioni in pochi mesi.

Se normalmente, come dicono le fonti ISS, lo sviluppo di un vaccino richiede dai 7 ai 10 anni di tempo, è chiaro che un vaccino messo a punto in pochi mesi non possa in alcun modo assicurare la stessa efficacia e la stessa sicurezza dei suoi “colleghi” più lenti. La verità è che di questi vaccini non si ha nessun dato circa gli effetti che possono avere sul vaccinato nel medio e nel lungo periodo, per il semplice fatto che non è ancora materialmente stato possibile raccoglierne. E questa non è una strampalata tesi complottista, ma la pura verità, scritta nero su bianco sull’informativa che si firma prima di essere vaccinati (punto 10 della nota informativa).

Questo vuol dire che i vaccini saranno sicuramente inefficaci, pericolosi, mostri viventi pronti a divorarci? Certo che no: significa semplicemente che, non essendoci sufficienti evidenze scientifiche per valutarne efficacia e sicurezza sul lungo periodo, non si dovrebbe parlare neanche lontanamente di “obbligo vaccinale” (formale o sostanziale che sia). Non a caso, lo stesso Consiglio d’Europa ha sancito, in una Comunicazione emanata il 17 giugno 2020, che i governi devono «assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno sia politicamente, socialmente, o in altro modo pressato a farsi vaccinare, se non vuole farlo» (art. 7.3.1); che i governi devono altresì «assicurarsi che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, per via di possibili rischi di salute o per non essersi voluto vaccinare» (art. 7.3.2). È forse possibile affermare che sia quello che il nostro governo sta facendo?

Ma, una volta arrivata a questo punto, mi sono prima stufata, poi persa d’animo, infine profondamente arrabbiata. Perché, in fondo, per soppesare questi problemi bisogna avere la volontà di guardarli in faccia, e non c’è retorica o argomentazione che possa aprire gli occhi a chi li vuol tenere ostinatamente chiusi. Perché, mi sono detta, essere diplomatici ed equilibrati, sospendere il giudizio, cercare di comprendere la controparte e andarle incontro è atto di gran signori. Ma essere diplomatici ed equilibrati con chi è pronto a puntare il dito e condannare, con chi abbandona la strada impervia della ragionevolezza per intraprendere quella facile della fiducia cieca, e che fa della caccia al “complottista” la sua unica bandiera, è, in fin dei conti, solo atto di vigliaccheria.

Doctor Jekyll e MR Backup
Doctor Jekyll e MR Backup (dal web)

E quindi lo vorrei sbraitare come ce l’ho nel cuore, nel fegato e nella ragione: vessare chi non se la sente di somministrare o di farsi somministrare un vaccino che è, al netto di ogni definizione formale gli si voglia dare, sperimentale, diventa il più grande oltraggio prodotto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Che ci siano persone che gioiscono di tutto ciò mi fa accapponare la pelle. Che si somministri un vaccino del genere a fasce della popolazione che hanno ben poco da temere dal covid, e che lo si faccia additando chiunque sollevi dubbi o perplessità, chiunque si tiri indietro, come “complottista”, “antiscientifico”, “negazionista” o “ciarlatano” mi manda in bestia, e mi fa venire voglia di dire: ma chi vi credete di essere, a sindacare sulla salute e sulla vita dei singoli? Chi vi credete di essere, a sbandierare certezze e miracoli circa una sperimentazione ancora tutta da valutare? Chi vi credete di essere, a invitare in tv i “dissidenti” solo per il gusto di censurarli in diretta, senza lasciargli illustrare davvero la loro posizione(1)Il video è estrapolato dalla puntata di Porta a Porta andata in onda il 30 marzo 2021, visionabile per intero qui.?

Dopo che ci hanno riempito la testa, per anni, con la nuova frontiera della “medicina personalizzata”, basata sulle specifiche esigenze e sulle specifiche caratteristiche del singolo paziente, oggi si pretende di universalizzare un rapporto rischio/benefici (peraltro altamente incerto) di un vaccino prodotto per un virus che ha un tasso di letalità che varia dallo 0,01% della fascia 0-29 anni al 25% circa degli ultranovantenni (tabella 2 del documento).

E io lo vorrei urlare al mondo: che sono dalla parte di tutti quegli operatori sanitari che, in scienza e coscienza, scelgano la strada di una prudenza che viene troppo facilmente bollata per eresia (sic). Che non smettano di combattere, che non si lascino piegare, che facciano rete, perché esiste ancora, da qualche parte, qualcuno a cui è rimasto un briciolo di umanità e che non riduce tutto a numeri e miope statistica (provvisoria e aleatoria): esiste ancora, da qualche parte, qualcuno che non si è lasciato divorare dalla paura di una malattia che sta producendo molti danni, certo, ma che non deve per questo accecarci e privarci di ogni barlume di ragionevolezza ed equilibrio.


Edit 16 aprile 2021: per un’analisi etico-giuridica del decreto sull’obbligo vaccinale rimando a un interessante documento redatto dall’osservatorio permanente della legalità costituzionale di Generazioni Future. Segnalo inoltre che, anche se nessun giornale italiano ce lo ha fatto sapere, secondo il Financial Times l’Italia è al momento l’unico Paese in Europa ad aver reso obbligatoria la vaccinazione. E non certo perché negli altri Paesi non ci siano medici o infermieri refrattari al vaccino: in Francia ad esempio, a quanto pare, solo il 30% degli operatori sanitari si è vaccinato.



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Note:

Note:
1 Il video è estrapolato dalla puntata di Porta a Porta andata in onda il 30 marzo 2021, visionabile per intero qui.

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